Drishti: il potere dello sguardo nello yoga
- shaktiyogamonaco
- 4 feb 2021
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Gli occhi e lo sguardo riflettono in maniera immediata le nostre emozioni, le nostre paure e i nostri sentimenti più profondi. Dagli occhi e dallo sguardo si ha un accesso diretto a una dimensione molto intima.

Non è sfuggito agli antichi Yogi come la vista sia, più degli altri sensi, vicina alla mente e alla coscienza e per questo motivo le tecniche che ci hanno trasmesso dall’antichità la coinvolgono in tanti modi e sono tecniche di consapevolezza molto raffinate.
Con il termine sanscrito Drishti s’intende “cio'che viene guardato”, il punto che cattura lo sguardo e si identifica, nella pratica Yoga, con la direzione dello sguardo del praticante.
La radice di questo termine ha un valore particolare nello Yoga Sūtra, dove dṛṣṭuh è lo "spettatore" o il "testimone" che si stabilirà fermamente nella propria vera natura solo quando lo yoga avrà inibito le fluttuazioni della mente.
L’attività mentale e il movimento oculare sono dunque collegati e quindi esiste una stretta relazione tra il movimento dei nostri occhi e l'attivita' dei nostri pensieri.
Drishti, quindi, è molto prezioso perché dove dirigi lo sguardo va l’attenzione e dove va l’ attenzione va l’energia.
Nella pratica si possono individuare vari punti dove rivolgere lo sguardo.
I principali sono: punta del naso, tra le sopracciglia, pollici, palmi della mano, al cielo, a terra, a destra, a sinistra, ombelico, alluci o punte dei piedi.
Possiamo “allenare” la nostra mente e il nostro spirito alla tecnica e ai benefici del Drishti. In questo infatti i grandi maestri yoga del passato sono stati molto generosi e anche molto precisi e ci hanno lasciato 9 punti specifici a cui poter rivolgere il nostro sguardo durante la pratica:
Aṅguṣṭha madhyai: al pollice come ad esempio in Urdhva Hastasana, "posizione delle braccia sollevate'.
Bhrūmadhya: al terzo occhio, Ajna Chakra, forse quello più difficile da fare mantenendo gli occhi aperti ma molto più semplice quando possiamo socchiuderli come ad esempio quando siamo in meditazione.
Nāsāgrai: alla punta del naso quando siamo ad esempio in Prasarita Padottanasana, “posizione del piegamento in avanti con le gambe divaricate” .
Hastagrai: alla mano, solitamente con le braccia distese per esempio quando siamo in Virabhadrasana II, "posizione del guerriero".
Pārśva: al lato, destro o sinistro in genere in tutte le torsioni.
Pārśva o Antara: al cielo, verso l’alto come in Urdhva Mukha Svanasana “posizione del cane a testa in su”.
Nābhicakra: all’ombelico come durante Adho Mukha “posizione del cane a testa in giu'” .
Pādayoragrai: agli alluci durante ad esempio tutti i piegamenti in avanti.
Durante le lezioni di Yoga spesso l'insegnante da' indicazioni su dove portare lo sguardo nelle diverse posizioni; verso l’alto, alle dita della mano, verso l’ombelico. E' questo ciò che in termini tecnici viene detto Drishti.
Il drishti è molto importante in una corretta pratica Yoga, poiché l’attenzione e i flussi del respiro sono strettamente connessi con la direzione dello sguardo.
Lo sguardo, non solo aiuta a trovare l’equilibrio ma dopo qualche anno di pratica dona un effetto rilassante al corpo e alla mente, una condizione estremamente gradevole e confortante in grado di portarci anche solo per un attimo in un campo più intimo e sacro lontano dall’esteriorità di tutto ciò che ci circonda.
Quindi le focalizzazioni o Drishti, sono punti su cui focalizzare gli occhi nella pratica di alcune asana e sequenze ma anche, ad occhi chiusi, durante la meditazione.
Per esempio, tenendo gli occhi chiusi si rivolge lo sguardo verso il punto tra le sopracciglia, alla base del naso, ovvero il sesto chakra o “terzo occhio”.
Collegato alla vista e agli occhi è il sesto chakra, il chakra dell’immaginazione e della visione. E’ localizzato al centro della testa, include il così detto terzo occhio che si trova al centro della fronte. E’ il Chakra associato al sesto senso, presente in tutti noi esseri umani, diversamente sviluppato e coltivato.
I Chakra sono dei veri e propri centri vitali con la funzione di ricevere, assimilare e trasmettere energia e informazioni all’interno del nostro corpo fisico e sottile. I
l sesto Chakra si chiama Ajna, un termine sanscrito che significa percepire e comandare. Questo termine si riferisce alla duplice natura di questo chakra, che accoglie le immagini con la percezione visiva e nello stesso tempo le ricostruisce interiormente.
In questo si inserisce una facoltà importante che può essere sviluppata e coltivata in ciascun essere umano: la visione.

La pratica del drishti è utile anche in periodi di indecisione e turbamenti interiori.
Quando in un piegamento in avanti guardiamo i nostri alluci, non stiamo solo fissando lo sguardo ma ci stiamo ponendo un obiettivo: quello di arrivare a distenderci al massimo del nostro potenziale. Proprio per questo, porre l’attenzione sulla direzione del nostro sguardo ha un significato anche a livello simbolico: equivale a scegliere un obiettivo per noi importante e concentrarci su di esso. Visualizziamo l’obiettivo e ci predisponiamo fisicamente e mentalmente a raggiungerlo.
Disciplinando lo sguardo si ordina la mente. Questo concetto è alla base agli esercizi di Dharana (concentrazione) in cui lo sguardo diventa “l’occhio della mente rivolto alla propria interiorità”, come ha scritto B.K.S. Iyengar.
Per essere sicuri di noi stessi e pieni di energia è importante avere un obiettivo, una meta verso la quale dirigere la propria attenzione. Non importa se a lungo o a breve termine, la meta deve essere chiara e ben visibile e la nostra realtà giornaliera deve essere nutrita costantemente da questo “punto di arrivo”.
Consentiamo alla nostra mente di focalizzarsi solo su quello che è realmente necessario per noi e abbandoniamo qualsiasi strada alternativa che provoca una dispersione inutile di energia.

Una precisazione importante va inoltre fatta sull’intensità dello sguardo.
Non dovremmo fissare con tensione, ma lo sguardo dovrebbe essere rilassato, sereno come se volessimo guardare non il punto ma ciò che c’è dietro a quel punto.
Solo in questo modo, con il tempo, come sosteneva il grande maestro B.K.S. Iyengar, riusciremo a portare la nostra mente ben più lontana dalla mera apparenza delle cose, per arrivare a coglierne invece la loro essenza più intima.
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