Agire o Re-agire. Una consonante e una vocale che fanno la differenza. Agire è libertà, Reagire è condizionamento.
Normalmente pensiamo di agire e invece, quasi sempre, reagiamo. Pensiamo di essere liberi e invece non lo siamo.
Quando reagiamo invece di agire e' perché nella quasi totalità dei casi non siamo presenti, non siamo consapevoli, viviamo con il “pilota automatico” inserito, abbiamo abbandonato la guida della nostra vita, se mai l’abbiamo avuta.
Siamo il passeggero e non il conducente.
Quando reagiamo siamo dominati dall’evento, presente e passato, e dalla persona con la quale stiamo interagendo, non siamo veramente indipendenti, chiunque ci può strattonare facendoci cambiare umore in pochi istanti, rovinando la nostra giornata.
Il nostro impulso a reagire meccanicamente.
In alcuni momenti le nostre reazioni sfuggono completamente alle briglie dell’autocontrollo. E più lo stimolo è forte, più reagire è la cosa più immediata e istintiva. Questo comportamento reattivo rispetto alle circostanze esterne, impedisce la creazione d’una coscienza libera da meccanismi psicofisici.
In questo impulso si annida e prospera la nostra sofferenza.
Ci distrae dall’ascolto della nostra sfera interiore e ci rende ciechi rispetto alla nostra responsabilità per quanto ci accade.
E mai bisognerebbe addossare la colpa agli altri o alle circostanze esterne. Di fatto, se scorgiamo difetti o mancanze altrui e reagiamo ad essi, è solo perché probabilmente siamo noi i primi ad averli, magari sepolti nell’inconscio.
Non conta chi ha torto o chi ha ragione, ma solo il fuoco interiore che siamo costretti a gestire non reagendo all’evento.
Se abbiamo ragione sul piano delle regole, delle leggi , dei torti subiti, non reagire risulta ancora più efficace.
Più grande è l’ostacolo, più grande è l'evoluzione della coscienza che si genera, perché più forte è l’impulso a reagire, maggiore è la resistenza che dobbiamo opporre.
Un comportamento meccanico-reattivo produce subito un intenso sfogo o godimento ma alla fine, a lungo andare, lascia dietro di sé il vuoto, l’insoddisfazione, l’oscurità.
Spesso vogliamo far valere la nostra ragione, farci rispettare a tutti i costi, respingere le argomentazioni degli altri.
Pero' attenzione, se già di solito non ci arrabbiamo, allora per noi è inutile dal punto di vista evolutivo trattenere la rabbia, in quanto per noi trattenere non richiede sforzo. Ma dovremmo sempre contrastare il comportamento meccanico abituale, che magari non è rabbia, bensì paura, imbarazzo, senso di impotenza, senso di inadeguatezza...
Ognuno ha una configurazione personalizzata di "pulsanti" sensibili e generalmente questi pulsanti vengono configurati durante i nostri primi anni di vita, cosi quando in un certo modo, qualcuno li attiva, ci sentiamo vulnerabili.
Normalmente pensiamo di agire e invece reagiamo.
Pensiamo di essere liberi e invece non lo siamo.
Le risposte a quanto ci accade non sono mai veramente contestualizzate, non si riferiscono mai esclusivamente al momento presente ma sono dettate in larga parte dal nostro vissuto precedente.
Durante i primi anni della nostra vita, quando cominciamo ad accorgerci che la vita non e' come vorremmo che fosse e sperimentiamo il dolore derivante da questa scoperta, prendiamo delle decisioni che indirizzeranno tutta la nostra vita.
Nella nostra mente sono quindi incisi una serie di accadimenti e di incontri particolarmente significativi del nostro passato associati alle nostre reazioni messe in atto in quelle occasioni; queste riemergono ogni qualvolta ci si presenti una situazione o una persona che ce la ricordano.
Cosi ad esempio quando incontriamo una persona autoritaria, la nostra mente immediatamente la colleghera' a persone con le stesse caratteristiche incontrate nella nostra infanzia e la nostra reazione sara' dettata da quanto stabilito allora, piu che da quanto stia realmente accadendo nel momento presente.
Abbiamo imparato a difenderci e ripetiamo inconsciamente gli schemi che in qualche modo ci hanno aiutato a sopravvivere.
Non ci rimane che l'azione
Le cose le sappiamo, sappiamo cosa dobbiamo fare, ma quando vengono toccate alcune “corde” emozionali forti, partiamo in automatico e piangiamo quando sappiamo che potremmo ridere.
Ci preoccupiamo ancora prima di avere un problema.
Ci arrabbiamo quando potremmo semplicemente renderci conto che il comportamento dell’altra persona è un problema suo e che non ha niente a che fare con noi.
Ci chiudiamo nei nostri punti di vista quando sappiamo che sarebbe più utile dialogare, condividere, confrontarci.
Siamo prigionieri dei nostri automatismi
È per questo che è fondamentale agire e non reagire.
Reagiamo per rispondere a quei programmi inconsci che limitano la nostra libertà, aggiunti ad una serie di abitudini che abbiamo ripetuto a lungo.
Anche le abitudini limitano la libertà di scelta.
Parliamo di meccanismi mentali che vengono messi in atto in maniera automatica, agganciati a quelle che sono le nostre convinzioni ed il nostro istinto di sopravvivenza.
Succede un avvenimento e mi sento autorizzato a tenere quel particolare comportamento, perché penso di essere fatto così, che quella è la caratteristica della mia identità.
E non importa se ferisce, se mi procura guai, se limita la mia vita.
Sappiamo che dobbiamo prenderci la responsabilità dei nostri comportamenti, che conosciamo il significato delle varie situazioni, sappiamo cosa dovremmo dire, cosa dovremmo fare, quale sarebbe la cosa giusta.
Poi come se ci fosse una forza più grande dentro, reagiamo in modo diverso.
E "non reagire", non significa solo "non reagire esteriormemte" ma anche "non reagire interiormente".
L’agire e non reagire ci svincola e porta alla libertà.
L'agire e' il frutto della libertà interiore, il frutto della Presenza consapevole.